Biomeccanica sportiva
Nel linguaggio automobilistico sportivo in special modo in “Formula 1” ci siamo abituati a sentire parlare di potenza e assetto, due ingredienti fondamentali nella ricerca della prestazione
Biomeccanica sportiva
Teoria della biomeccanica
Gli addetti al lavoro in tale campo hanno compreso che “la potenza non è nulla senza il controllo” e quindi non è sufficiente possedere un buon motore se poi la vettura non ha la capacità di scaricare perfettamente tale forza al suolo.
Ne consegue che:
- Motore potente - Assetto scadente = Perdita Prestazione
- Motore potente - Assetto efficiente = Aumento Prestazione
Si evince l’importanza di piccoli particolari legati all’assetto e all’equilibrio tra gli organi di movimento e quelli di distribuzione.
L'atleta come macchina da corsa
Paragoniamo dunque l’atleta ad una macchina da corsa, anch’esso pur possedendo caratteristiche e capacità psicofisiche eccellenti può avere o difficoltà a raggiungere il massimo della prestazione o avere mancanza di continuità legata a continui fattori di “rottura”. Questi fattori negativi il più delle volte sono dovuti a specifiche predisposizioni strutturali e/o funzionali dell’atleta. Quindi, la preparazione fisica, atletica e tecnica che si fa per rendere competitiva la nostra “macchina” diventa indispensabile, valutarla biomeccanicamente e posturologicamente in situazione statica e dinamica.
Da anni si è compreso che il nemico più grande del mantenimento del “sistema” è dato dall’onda di shock originata dalla massa corporea che si viene a schiantare attraverso i piedi, su superfici artificiali estremamente rigide, e quindi in habitat innaturali. L’onda di shock equivale al 4° grado della scala Richter e la sua velocità è di 200 Km/h.
Questa caratteristica vibratoria propagatoria è funzione di velocità – massa – suolo.
Biomeccanica sportiva
Lo studio del piede
Questi fattori generano compensazioni meccaniche muscolo-articolari assai dannose se valutate in rapporto al fattore tempo. L’ingegneria fisica ci ha insegnato che ogni materia sulla terra possiede un punto e un tempo di rottura: a sollecitazione pari e costante il fattore che muta è il tempo, la cui durata è funzione delle capacità di assorbimento dello shock. Oggi con valutazioni funzionali statiche e dinamiche della meccanica corporea si può scoprire se vi sono alterazioni biostrutturali, e di conseguenza valutarne biomeccanicamente il comportamento durante il gesto dinamico. Oltre alla valutazione posturale di base, oggi è possibile valutare e comprendere meglio la meccanica corporea eretta, studiando il piede quale organo di locomozione con metodologie che permettono la valutazione della deambulazione in tempo reale. Questo grazie ad apparecchiature computerizzate baropodometrichecinematiche – elettromiografiche che registrano il funzionamento del meccanismo della marcia misurando le pressioni esercitate al suolo e le modificazioni muscolo-articolari in relazione ad esse.
Studio del piede
Ortesi podolistica
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